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      È desso! Odo la voce del mio assassino!
      - forte strillò uno spettro oscuramente lucido. - "Del mio assassino!" - ripeterono le volte; e tempestosa proruppe la bufera.
      Le fiaccole vacillarono, i castellani fuggirono, lo straniero sparì; - tra la moltitudine fu vista una forma avvolta in verde mantello, che allo improvviso crebbe in ombra di terribile grandezza.
      Un largo balteo le stringeva la cintura, una piuma nera l'ombreggiava, ma nudo era il suo petto, ed ivi dentro vermiglie ferite, ed immobile il suo occhio invetriato.
      E tre volte con l'occhio mandò un truce sorriso sopra Angus, che gli cadde d'innanzi, e tre volte guardò bieco un barone steso sul pavimento.
      Intanto i fulmini strepitavano da polo a polo, i tuoni rimbombavano traverso il cielo, e l'ombra infocata scorreva via sopra le ale del turbine per mezzo alla procella.
      Tristo è il festino, il tripudio cessò. - Qual è colui che giace sul pavimento? L'oblio opprime il petto di Angus; pur alla fine ritorna a palpitare il suo polso vitale.
      Presto presto provisi un medico a riversare la luce negli occhi di Allan. - La sua fossa è scavata, la sua carriera è compita; oh Allan non sorgerà mai più!
      Ma il petto di Oscar diventò freddo come creta, i suoi capelli furono sollevati dal vento, e lo strale di Allan giacque con lui nella(111) oscura valle di Grentarar.
      E donde venne lo spaventoso straniero, o chi si fosse, niuna mortale creatura potè mai sapere; ma nessuno dubitò sull'ombra infocata, però che i vassalli di Alva ravvisassero Oscar.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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