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      E quando, io sortita a gemere, io vivrò solitaria nella trista mia cella, deh! fra le sue braccia rivolgi un pensiero pietoso verso di me, che ti avrò sempre nella mente e nel cuore; a me, che consumata dall'amore scenderò bentosto dentro la tomba."
      No: - lo giuro per questa lampada che stringo, e che propizio ne accenna l'Imeneo, tu non sei morta alla gioia, - tu vivi ancora per me. - Meco verrai nella mia casa paterna, - quivi meco trarrai tempo felice: - intanto ti rimani, o desiata, e celebriamo, solleciti, il convito nuziale.
      E si ricambiano i pegni dell'amore. Dona la fanciulla allo amante una catena di oro, ed ei vuole presentarle una tazza di argento ammirabile per lo egregio lavoro; ma ella la ricusa sospirando: - "Ahi! che non è per me! donami invece, ti prego, una ciocca dei tuoi capelli."
      Suona l'ora solenne degli spiriti, e la fanciulla pare che per la prima volta senta la ebbrezza della gioia: con pallide labbra avidamente sorbisce il vino colore di sangue, ma rifiuta il pane che il giovane le presenta.
      E poi offrì la tazza allo amante, che bevve con pari ardore: - l'anima di lui ebbra di voluttà domanda in quel convito corrispondenza di affetto. Pur ella si ricusa; ed egli travagliato dalla febbre dell'amore insiste pur sempre, finchè cade affannoso e piangente sul letto.
      Trepida gli si accosta, e gli si pone al fianco esclamando con un sospiro: "Oh come il tuo dolore sconforta l'anima mia! Ahimè! se tu ardisci lievemente toccare le mie membra, sentirai con ribrezzo ciò che ti nascondo: - bianca come la neve, ma fredda come ghiaccio è la fanciulla che il tuo cuore si è eletta.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Imeneo