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      Ascolta, madre mia, - ascolta l'ultima preghiera della tua figlia infelice. - Componi un rogo, - apri la mia trista fossa, e concedi l'ossa degli amanti alle fiamme; e quando le faville stridenti sorgeranno, - quando le ceneri saranno roventi, - noi voleremo frettolosi verso gli antichi Dei."
     
     
     
      PENSIERIDI
      GIANPAOLO RICHTER.
     
     
      I.
     
      La vita di un cortigiano è uguale a quella del devoto, cioè una preghiera continua per ottenere qualche cosa.
     
     
      II.
     
      La vita, come l'acqua del mare, si fa dolce innalzandosi verso il cielo.
     
     
      III.
     
      I grandi uomini si assomigliano alle montagne, di cui la vetta va sempre coperta di vapori, ma il vapore nasce dalla valle, non dalla montagna.
     
     
      IV.
     
      La differenza che passa tra l'uomo felice e l'infelice è la stessa di colui che ha la febbre terzana con quello che ha la febbre quartana: il primo gode di un giorno buono, il secondo di due.
     
     
      V.
     
      Gli spiriti hanno bisogno di libertà, non di uguaglianza.
     
     
      VI.
     
      S'impara a tacere con gl'indiscreti, a favellare co' misteriosi.
     
     
      VII.
     
      La conoscenza di se medesimo guida alla virtù; pure è la virtù che guida alla conoscenza di se medesimo.
     
     
      VIII.
     
      Gli uomini e i libri, per esser corretti bene, hanno mestieri di molte revisioni.
     
     
      IX.
     
      Ogni uomo di genio è filosofo; non ogni filosofo è uomo di genio.
     
     
      X.
     
      I grandi dolori ci salvano dai piccoli.
     
     
      XI.
     
      Se volete sentire una gioia pura davvero, non guardate quella dei figli, ma sì quella dei padri che godono dei loro piaceri.
     
     
      XII.
     
      Dove l'uomo non fosse immortale, che ne verrebbe? Dio solo tra le rovine degli enti intellettuali, lottando contro il nulla, arderebbe come un sole senza atmosfera che spandesse i suoi fuochi in mezzo alle tenebre, e ferisse il firmamento senza illuminarlo.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469