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      Venni a mercè d'involontario fallo. -
      Assalito per l'ombra... a tradimento...
      GeriCerto, assalire io ti dovea per l'ombra,
      Però che figlie di tenebra sonoLe opre tue bieche... In grembo della notte
      Ogni codardo rapace l'artiglioDispiega; e tal ti argomentavi Bianca
      Menarne, e farci infami...
      DoreOve non foste
      Voi mio consorte, e me solo offendeste,
      Altra risposta io vi daria che motti.
      Ma voi sozzate il vase del Signore,
      Sfrondate il giglio di Pistoia, quind'ioFavellerò di queto: e posto ancora
      (Guardimi il ciel!) ch'io proponessi cosaDi lei non degna, avriami ascoltato ella?
      Bianca! - creatura che si piacque Dio
      Formar perfetta, onde di lui memoriaRimanesse quaggiù. L'amo, ma di alto.
      Di magnanimo amore io l'amo; - e doveIl ciel compagna la mi desse, ah! suora,
      Sposa, madre, per me tutto sarebbe;
      L'adorerei sì come cosa sacra,
      Nè direi più che questa vita è un pianto,
      Una scuola di angosce; ma una viaSparsa di fior che tra il diletto mena
      Alle gioie immortali.
      GeriOh! pria di morte
      Sposa che tua sarà...
      DoreGeri, mi odiate,
      Il so; - pur io non vi offendeva mai.
      Membrate un fatto o un detto che in ingiuriaVostra da me movesse; - A correr giostra
      Certo talora, od a ferir torneoVi soverchiava; - ed io per me non veggio,
      Oltre quest'una, altra cagion dell'odioVostro atroce: - se ciò fosse, - sventura
      Al dì che appresi a trattare asta e spada!
      Sventura al dì che ferir l'uomo io seppiCon ferita immortal... con la vittoria!...
      GeriTu te ne menti: e quando mai vincesti
      Geri tu?...
      DoreMento io? - Queste labbia ignote


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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