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      .. rendiamci... a... Dio.
      GeriSul capo nostro
      Piovve commista al maledir di Dio
      La linfa del battesmo: eternamenteDannati... il cielo per tremar non s'apre...
      Gemi, codardo? - In me ti affisa... io voglioChe ben degno di lui m'abbia l'inferno.
     
     
     
      CONCLUSIONE.
     
      Addio, libro. Senza me tu vai alla bella Firenze. Uscito dai domestici lari, adesso come nave testè varata ti aspettano i flutti e le procelle del pubblico. Dio ti preservi dal sinistro! Ma dove mai ti sorprendesse l'uragano, rammenta che se favellasti parole forse acerbe, tu non sapesti dirle mai codarde, nè sleali. - Il padre tuo può errare inconsultamente, ma errare e nuocere con deliberato animo non mai: e quante volte egli non potè usare la libertà del parlare intera, comprese tutta la dignità del tacere.
      Adesso poi mi assicurano giunta la felicità dei tempi nei quali ti è concesso manifestare quello che senti con fronte liberal che l'alma pinge(160); adesso mi accertano il Supremo Correttore essersi persuaso che la Storia
     
      Plaude a re che apparecchia appoggio e stradaA legge che menzogna in volto accenna
      All'uom, che meno è accorto, e men vi bada:
      A quei, che franca agli Scrittor la penna,
      E va per prova di arte al lido amico.
      Accerta il corso, e poi muove l'antenna(161).
     
      Onde io sperimenterò i tempi scrivendo più spesso che io non soleva, me consultando e il mio genio, però che poco mi talenti procedere in compagnia, e mi abbia giovato assumere per divisa quel motto di Michelangiolo:
     
      Io vo per vie più disusate e solo.
     
      E quando le cose (il che non piaccia a Dio) camminassero diversamente da quello che io aveva immaginato, tornerò a tacermi o a stampare fuori di paese, aborrendo per istituto e per carattere la stampa clandestina.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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