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      Venuta poi la madre, molto si dolse di non averla trovata, e narrato avendo partitamente ogni cosa al giovanetto e all'ospite, molto pregò Macate, abbracciandogli le ginocchia, che senza nulla occultare dirle volesse tutta la verità. Il giovanetto si mostrò in sulle prime assai turbato e confuso; ma alla fine pronunziò il nome, dicendo quella essere Filinnio; e narrò come da principio fosse entrata, e la cupidità della donna; e come aveagli detto di venire a lui senza la saputa dei genitori: ed in prova della verità trasse fuori da un ripostiglio gli arnesi ch'ella aveva lasciati, un anello d'oro da lei donatogli, e la fascia pettorale che aveva lasciata la scorsa notte. A tai contrassegni Carito esclamò, e laceratesi le vesti, e strappatasi dal capo la benda, cadde a terra, e abbracciando que' pegni, rinnovò il pianto. Ciò vedendo l'ospite, e come tutti piangevano e lamentavansi, poichè già avvisavano dover or ora seppellir Carito, mosso a compassione, diedesi a confortarla, pregandola che omai ponesse fine alle grida, e promettendole, se quella fosse ritornata, di fargliela senza altro vedere. Da queste parole persuasa alla fine Carito, dopo avergli raccomandato di badar bene attentamente che fallite non andassero le sue promesse, nelle sue stanze se ne tornò. Venuta la notte e l'ora in cui Filinnio soleva a lui recarsi, stavansi gli altri ad osservare, volendo assicurarsi del suo venire: ed ella infatti comparve; ed entrata all'ora solita e postasi a sedere sul letto, Macate senza far vista di altra cosa, ma solo bramoso di scuoprire la verità, non potendo darsi a credere come avesse a fare con una morta, la quale sì esattamente era a lui venuta alla medesima ora, ed inoltre secolui cenava e beveva, non prestava fede a quanto quelli gli avevano dianzi raccontato, avvisando piuttosto che alcuni di coloro che disotterrare sogliono i morti, aperto il sepolcro, venduto avessero al padre le vesti e l'oro della fanciulla.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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