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      (126) In apprestandosi a fasciargli la piaga.
      (127) Si alza turbato, e fattosi al balcone, l'apre, e dopo aver considerato alcun poco il sol nascente, torna là donde si era mosso.
      (128) E a me sempre giunge lieto il momento in ch'io posso fare onorevole ricordanza del Pacchiani, che tolse benevolo a scabbiarmi l'anima. Quest'uomo nato per ingrandire le menti, seguendo troppo bene il consiglio del gran cancelliere Bacone, che l'uomo che sa tutto, compendia tutto; tale definiva il tempo, scientificamente, in due parole: È la durata misurata; poeticamente: È il figlio mobile della eternità immobile. Entrambi i modi fanno disperazione di dir meglio.
      (129) Cassa dalla lista il nome del fratello.
      (130) Segna i nomi del fratello e del nipote su la lista dei proscritti.
      (131) Mostra il mantello di Geri.
      (132) Fermando Geri.
      (133) Volgendosi a Gualfredo.
      (134) Secondo l'albero della famiglia de' Cancellieri, che si trova nelle Memorie storiche del Fioravanti, Lemmo e Gualfredo erano cugini in primo grado; Dore e Vanni, o Geri, In secondo: noi, alterando la Storia, accostammo i gradi della agnazione. Chi non ne indovina il perchè, è indegno che gli sia detto.
      (135) Torna a cassar dalla lista dei proscritti i nomi del fratello e del nipote.
      (136) Questa, e ben altre frasi, come - Dar de' calci al rovaio - Mandare in Piccardia - Ballare nel paretaio del Nemi - Serrare il nottolino - Salire senza scale, ec. - adoperavano i nostri antichi a esprimere quello che più apertamente significavano coll'appiccare per la gola, come si usa cogli uomini di garbo.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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