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      Mentr'egli così meco favellava, udii i suoi fratelli commettere ad altri famigli accorsi alla chiamata, che prendessero le valigie, e le accomodassero subito subito in groppa ai cavalli, che dovevano tenere in cortile insellati, e in punto di partire. Io sbirciando di traverso notai quattro sedie remosse da canto alla parete, e disposte intorno alla tavola dove pareva si fossero trattenuti a consulta, e vidi ancora sopra la tavola una carta scritta, e quattro para di pistole. Mala parata mi sembrò cotesta, e l'obbedire mi doleva; ma chi mangia pane altrui non ha la scelta: però senza badare ad altro portai l'ambasciata.
      Donna Rosalia udita l'ambasciata stette alquanto sopra di sè; poi come se di moto proprio non si sapesse risolvere, girò intorno la faccia quasi cercando chi la sapesse consigliare in cotesto frangente; ma non vedendo altri che me parve esitare, poi risolversi, e mosse le labbra per articolare parola: ad un tratto diventò vermiglia, punta forse dalla vergogna di consultarsi con un fante; e se fosse così, ben le incolse quello che le avvenne; forse anche non volle mostrare paura, e allora la compiangerei di più: fatto sta, che mi disse animosa:
      Vengano, e saranno i benvenuti.
      E come mi disse io referii. Ecco (mi pare di averli sempre davanti agli occhi) i padroni muovere lenti, pallidi, muti nel modo col quale è fama, che le anime dei morti nella notte precedente al giorno dei defunti se ne vadano a processione incontro alla tempesta, che Dio manda perchè i vivi si rammentino di loro.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





Rosalia Dio