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      Sono io; vèstiti prestamente, e vieni meco.
      Oh Dio! a quest'ora; ed a che fare, don Luca? Veda, casco proprio dal sonno!
      Vèstiti.
      - E me lo disse con tale un suono di voce, ch'io reputai prudente vestire i miei panni e presto, senza altri discorsi; se non che fingendo di cercare qualche cosa sotto il capezzale, agguantai il mio bravo coltello, e me lo nascosi nel petto. Allora mi parve essere rinato. Don Luca, vestito che fui, mi diè a tenere la lanterna, ed ordinò mi avviassi alle cave del palazzo; e come mi venne comandato feci. - Scesi là dentro, egli chiuse cauto le porte, ed io di traverso gli stava attento alle mani; ma egli liberamente si accostò a me, mi tolse la lanterna di mano, e sollevatala verso il soffitto mi disse: "Vedi?"
      Eh! vedo una bellissima carrucola agganciata dentro una campanella murata nella volta; - vedo una fune lustra e insaponata infilata nella girella toccare da due parti terra: e' non fa punto mestieri essere profeta per vedere chiare e distinte tutte queste cose.
      Or bene; fatti in qua.
      Ed io mi accostai: quando gli fui presso egli si chinò, e accolse dal pavimento la fune; poi rialzò la persona, e mi pose una mano sul braccio. Allora mi cadde in pensiero ch'egli disegnasse fare su di me qualche suo matto esperimento con la corda, ond'io detti di un balzo indietro gridando:
      Eh! don Luca, non vi sarebbe saltato in testa di darmi la colla?
      Oibò! all'opposto; tu la devi dare a me.
      Senti questa, che è nuova di zecca! - In fede di Dio mi sembrano gusti guasti; ma che vi par egli, eccellenza, che io vi abbia a collare?


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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