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      O ineffabile dolcezza dello amore fraterno!
      Nella giornata don Marcantonio mandò pel fabbro, e fece mutare tutte lo serrature, e raddoppiare i ferramenti alle imposte. Inutili cure! Indi a due giorni egli venne sorpreso da orribili convulsioni e da sincopi, che lo lasciarono per morto. I fisici, dopo avere tenuto lunga consulta fra loro, lo dichiararono spacciato. Allora sentendosi egli in fine della vita, e degli umani rimedi senza speranza, ordinò gli si chiamasse il prete; il quale accorse senza farsi pregare, e sedutosi a canto al letto richiese il moribondo in che cosa potesse avvantaggiarlo. Don Marcantonio, dopo avergli aperta la intenzione sua di lasciarsi tanto bene quanto bastasse per andare in luogo di salute, se ci fosse verso, ad un tratto gli domandò:
      Reverendo, e quanto mi metterete la dozzina di queste messe?
      Don Marcantonio, parvi questo tempo di scherzare? O che le avete prese per chiocciole? Parlate con più rispetto delle cose sacre.
      Ma signor no, ch'io non intendo mancare di rispetto alle cose di religione... segnatamente nello stato in cui mi trovo ridotto... e per di più con la speranza di potermi salvare mercè di quelle: - io credo, che senza peccato uomo possa informarsi di quello che ha da spendere...
      Eh! togliete la mente dagli oggetti mondani; di ciò prenderanno cura gli eredi...
      Gli eredi? Ci vo' pensare io...
      O che volete istituire erede voi stesso, come fece quel pazzo avaro di Ermocrate nell'antichità?
      Badate al fatto vostro, reverendo, e lasciamo stare gli antichi.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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