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      Per parecchi giorni mi rimasi come melenso, ma il peggio avveniva durante la notte: aborriva nutrirmi; strane fantasie mi si aggiravano per la testa; la terra sotto non mi pareva ferma mai, e le gambe mi tremavano. Come sarei andato a finire io non so, quando mi risovvenni di colpo della lettera, che avevo promesso consegnare a don Severo.
     
     
     
      VII.
     
      Don Severo Massimi.
     
      Alla memoria della maledizione di don Luca balzai ignudo da letto, sentendo quasi il fischio della frusta scossa per isforzarmi le gambe; onde, senza porre altro tempo fra mezzo, io mi disposi andarmene in traccia del marchese don Severo come mi sforzava religione di giuramento, e necessità di sollevarmi lo spirito agitato. Salito in nave ad Ancona, giunsi in Vinezia. Appena confortatomi alquanto dalle fatiche del viaggio, impresi a investigare sottilmente di don Severo: il quale, dopo moltissime ricerche mosse indarno, mi dissero per cosa sicura doversi trovare al Cerigo, luogo di convegno, per quel momento, delle galere della serenissima Repubblica; dove egli, mercè la molta bontà sua ed il valore miracoloso in più incontri dimostrato, era pervenuto al grado di capitano di galera, avendo schifato sempre avvantaggiarsi presso il Doge e i Signori per ottenere favore delle raccomandazioni del magnifico messere Marcantonio Colonna suo consorto. Non mi riuscì disagevole nè lungo rinvenire nave, sopra la quale imbarcarmi, dopo avere costeggiato le terre di Dalmazia; e fatto scala ad alcune isole del mare Ionio sottoposte al dominio viniziano, arrivai sul calare del giorno a Cerigo il dì undici aprile anno domini mille cinquecento ottantanove.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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