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      ... io non presumo scusare i miei fratelli, molto meno me: - però, mi creda, il vituperio pungeva atrocissimo e tale, che ogni gentiluomo onorato doveva sentirsene disfatto senza riparo nella fama. Ma che mi burla, signor padre! Non sa ella come predicava l'obbrobriosa scritta? Forse non lo avrà informato veruno; adesso, che siamo al termine della tragedia, favorisca ascoltarmi. L'obbrobrioso libello era intitolato a lei, signor padre,.... a lei rappresentante e capo della prosapia dei Marchesi di santa Prassede, e diceva per lo appunto così:
     
      Le corna di oro e' fanno come i denti;
      Rodon cresciute, e dolgono nascenti.
     
      Come se il principe don Marcantonio Colonna avesse rinvenuto in lei un vile paltoniere, che si fosse indotto a prestare il suo inclito nome per moneta, onde servisse di tabarro agli amori di lui con la bella Siciliana. - Eh! signor padre - la non tentenni il capo, e non si ostini a dire di no. Nei piedi nostri, veda, vostra signoria avrebbe fatto lo stesso, e forse peggio. - No?.. No?.. Ed io, salvo rispetto, persisto a replicare: sì, sì. Per Cristo santo, e vivo! bisognava non avere sangue nelle vene per patire di queto cosiffatti improperii. Dica piuttosto, che la fatalità nostra, ed anche la sua volle così, che dirà bene, e basta."
      Tacque; e poco dopo, tutto raumiliato come se avesse ricevuto qualche rampogna, riprese:
      No, senta signor padre, io non lo faccio per redarguire, nè per accusare; anzi mi chiamo soddisfatto del mio destino, e ne ringrazio Dio: egli era così per dire, e forse valeva meglio tacere; imperciocchè nè anche l'Onnipotente potrebbe cancellare lo accaduto.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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