Pagina (91/162)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non ho anco ricevuto la Beatrice. Io non l'ho potuta correggere, e temo vi sieno errori non pochi. Si emenderanno in altra edizione, se ciò fosse accaduto. Sento, che Pappà la legge, ella pure la leggerà: il vostro parere non chiedo, tanto mi procedete parziali, che parrebbe accattare lodi. No, senta quello, che la gente ne dice in pro, e contra, e si compiaccia trascrivermelo, onde io ne faccia, se merita, mio prò. - Conforto lei, e tutti a scrivermi le cose del paese; voi avete tempo per farlo, ed io m'illudendo sopra lo esilio penso così starmi in casa. Quando ritornerò, e ritornerò mai? Questo Dio solo sa. Intanto compie l'anno della mia partenza. Certo è amaro lo esilio, ma non è dolce starci in casa come state voi, e questo pensiero, invece di sollevare, accresce le noie. Sento però, che i privilegiati vivono contenti, e ai bagni si balla in allegria, mentre in città si muore di colera, e di miseria. Questo non mi maraviglia; dev'essere così, gli schiavi a catena non ponno avere i sensi degli Scipioni. Eppure la parte sana avrebbe da usare il disprezzo, arme non proibita, e che pure fa le più profonde ferite. Dicano quello, che vogliono: la Patria sta in mano delle donne; queste non possono difenderla con le armi, ma creano, ed allevano le braccia, e i cuori bastanti a ciò. Saluti a tutti in casa, e fuori agli amici se me ne rimangono, e se si ricordano di me.
     
      F. D. GUERRAZZI.
     
     
     
      Set. 1854
     
      Carissima Sig. Ersilia
     
      Se prima non adempii la promessa, e' fu per difetto di occasioni di mandarle la lettera.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





Beatrice Pappà Dio Scipioni Patria Sig