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      Passate l'Alpi e tornerem fratelli.
     
      Ma però non crediate, o Cristiani, che il nostro Cristo tanto pietoso al perdono dei fratelli facili a ravvedersi, procedesse molle contro gli avversari della sua dottrina, o gli uomini a sopportare codardamente le miserie della servitù persuadesse, o a fiacca pazienza li consigliasse. Io vo' che sappiate come nella sua mansuetudine nessuno fosso più animoso di lui. Egli quantunque sapesse che cadrebbe vittima degl'ipocriti e dei farisei osò guardarli nella pallida faccia, e dire loro: "razza di vipere, sepolcri imbiancati: il vostro cuore vi sta nel petto come un lupo entro la tana: male pensate, peggio parlate conciossiachè l'uomo favelli con la sostanza del cuore, ch'è l'anima. Voi volete un segno? Voi avrete il segno di Giona." Egli rigettò dai suoi labbri quella gente tepida, moderata di tutti i tempi, pei quali spunta l'alba del lunedì mentre pei popoli splende il meriggio del giovedì, fiore di paura, peste di ogni partito generoso, però che amarli tu non possa e odiarli affatto nemmeno; piante parasite che si avviticchiano intorno alle gambe del forte per impedirlo e per farlo cadere: arene infeconde, nuvole prive di acqua, cimiterio di ogni sentimento magnanimo, e preoccupati sempre di sè e dei propri comodi sotto lo eterno pretesto di provvedere al bene della patria comune. Privi di quella favilla di senno che Dio concesse a tutti i cuori sicuri, intendono imporre i loro spaventi come leggi, e le trepidanze affannose della paura come consigli di sapienza, e fu a gente di natura siffatta che contaminava in antico la Chiesa di Filadelfia e la causa della religione cristiana nel modo stesso che contamina oggi la Italia e la causa della libertà, che Cristo col mezzo del prediletto Evangelista mandò a dire; - conosco le opere vostre, voi non foste freddi nè caldi, e Dio volesse che foste stati o freddi o caldi, ma perchè nè l'uno foste nè l'altro io incomincio a vomitarvi dalla mia bocca.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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