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      Di certo il Burlamacchi per la molta sufficienza sua si acquistò il primato sopra non solo i compagni, ma altresì sopra il suo superiore comandante generale, per modo che a lui deferivano: di vero egli non ometteva veruna di quelle cose che fanno il capitano amato e temuto, grazioso con tutti, vigile custode della disciplina, giusto ad un punto e severo, più con lo esempio che col comando ordinatore ai soldati, facile a rendere servizio, pronto a sovvenire del proprio, onde in casa i suoi lo riprendevano spesso di questa soverchia liberalità, e non è dubbio alcuno che in ciò spendesse con detrimento delle proprie sostanze(15).
      Questo è quanto sottilmente ricercando abbiamo potuto rintracciare intorno alla vita di lui fino al 1545; potevamo aggrupparci non pochi particolari, se non veri nel senso che si trovino attestati da pubbliche o da private scritture, certo verosimili, ma gli abbiamo omessi con deliberato consiglio desiderando che quanto verremo raccontando si tenga, diremo così, in concetto di religioso e di santo.
      Ora poi, a fine di conoscere lo ingegno dell'uomo, vuolsi indagare quale fosse lo stato della Europa e più specialmente della Italia nostra; che cosa si sperasse e si temesse, quali gli umori sia per ciò che tocca le faccende politiche, sia le religiose: dacchè giudicammo (e da questo giudizio punto ci rimoviamo) che per lodare ovvero per riprendere l'uomo che sé ed i suoi avventura ad una impresa zarosa bisogni, senza attendere l'esito, esaminare se la era a conseguirsi probabile e se proporzionata all'intelletto e alla potenza dello agente, se utile allo stato, se onesta e se giusta; imperciocchè se tutte queste cose si appuntino nella impresa, allora riuscendo a bene ne avrai lode e vantaggi, e quando venga a sinistrare, non fie per mancarti in ogni caso la lode che sempre accompagna la virtù infelice.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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