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      Se i collegati, rotti gl'indugi, avessero di subito assalito lo imperatore rinchiuso in Ratisbona città luterana, epperò tentennante, con soli attorno tremila Spagnuoli e cinquecento Tedeschi, non ha dubbio che lo avrebbero facilmente oppresso; e tuttavia nol fecero o perchè tardi per natura, o perchè sentissero una tal quale esitanza a percotere prima una istituzione così venerata come il sacro romano impero, o per qualunque altra causa a noi ignota. - Gingillaronsi i protestanti a scrivere certa lettera a Carlo, la quale non sarebbe stata accolta quando mai avesse contenuto proposte discrete; figurarsi se piena di enormezze come cotesta era! Chiedevano la pace generale della Germania, un concilio nazionale, e sia pure a Trento a patto che a loro sia libero andarvi o no, e si componga di padri o teologhi per metà cattolici, per metà luterani; siedano giudici lo imperatore con gli altri principi laici di Germania, ed altre più cose assai. Ghignò di rabbia Carlo al ricevimento di cotesto messaggio, conciossiachè, sebbene con parole onorate, egli insomma contenesse la proposta di renunzia alla corona, atto che per allora egli non si sentiva voglia di fare; onde contro suo solito, ordinariamente circospetto, non curando il pericolo dentro cui si versava, postergato ogni obbligo di consultare la dieta, di propria autorità metteva al bando dello impero l'elettore di Sassonia, il langravio di Assia e chiunque si accontasse con loro, i vassalli sciolti dal giuramento, chiunque avesse loro corso addosso per ammazzarli ed usurparne i beni, invece di pena, avria conseguito grazia e favori.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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