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      Di rimando i protestanti spedirono al campo imperiale un araldo il quale con tutte le solennità che ordinavano i tempi gli dichiarava i principi collegati non riconoscerlo più per imperatore, e chiamare a decidere cui di loro avesse torto giudice Dio: protestare contro il bando perchè a quel modo decretato era atto tirannico e sovversivo delle libertà del corpo germanico. - Carlo accommiatò l'araldo incombenzandolo dire ai suoi signori: "simile protesta prima della battaglia non valere un bagattino, e dopo anco meno, perchè la forza legittima ogni cosa."
      Pertanto la guerra era dichiarata: secondo i giudizi umani lo imperatore si credeva l'avesse dovuta perdere; in ogni caso sarebbe andata per le lunghe, ed entrambe le parti ne sarebbero rimaste offese sì che quando anche ne fosse riuscito vittorioso Carlo, per parecchio tempo non gli sarebbe rimasta balìa da levare un dito. La occasione offeriva il ciuffo a chi volesse afferrarlo: il Burlamacchi voleva e sapeva.
     
     
     
      CAPITOLO III.
     
      Condizioni d'Italia. - Paolo III e suoi concetti per ingrandire il figliuolo Pierluigi: quali i costumi di questo scellerato, nè la storia li dichiara tutti; quanti stati il padre gli procurasse e su quanti mettesse gli occhi; Milano e Napoli desiderati invano: Siena insidiata. - Con quali arti i Sacerdoti abbiano messo assieme la roba: perchè i cardinali assumessero vesti di colore vermiglio. - Andrea Doria avverso a Farnesi; se avesse cause private s'ignora, pubbliche ne aveva e quali; si espongono gli argomenti per credere che Andrea non si sarebbe opposto ad un moto inteso a liberare la Italia dagli stranieri.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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