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      Dopo avvennero vicende grandi così in casa come fuori che non importa narrare per lo scopo nostro, basti saperne tanto che, lo imperatore essendo tornato in Siena, i noveschi inviperiti più che mai anfanarono a mettere male biette perchè calpestati gli altri ceti di cittadini desse loro braccio per comportarsi da tiranni; ma l'imperatore aveva altro a pensare in quel torno, chè il Turco entratogli in Ungheria minacciava Vienna; però appena uscito, le fazioni dei popolani e dei riformatori deliberarono vendicarsi colle armi, le quali consentirono a posare solo col patto che un magistrato eletto a posta ricercasse sottilmente la cosa e venutone in chiaro i colpevoli multasse nel capo; e così come vollero fecero; quattro deputati segreti, messe la mani addosso ad un Alfonso di Pietro, torturaronlo e dopo la confessione del reato imputatogli gli fecero mozzare il capo: uno pagò per tutti, imperciocchè le fazioni sboglientite aprissero l'animo a senso di misericordia, consentendo non si andasse più oltre nel sangue. Le fazioni o vogliam dire i monti di Siena congiunti per domare la insolenza dei noveschi dopo la vittoria, come sempre avviene, partironsi, e ciò perchè la prosperità paia proceder nemica alla modestia; e nè anco fu colpa di fazione, bensì di persona, la quale si chiamava Giulio Salvi, che s'ingrandì con la plebe; costui, potente di numerosa(19) famiglia (i suoi fratelli sommavano ad otto, tutti prestanti nelle armi), forte di aderenze, cupido, povero, magnifico, di persona piacente, alle femmine grazioso, prese a comporre intorno a sè una nuova consorteria di soperchiatori (tiranno non si fece, perchè gli mancò lo ingegno o la potenza); sicchè in breve non poterono sopportare i soprusi loro non dirò gli avversi, ma gli stessi parziali; offese nei cittadini, violenze in femmine, furti in città, latrocinii in campagna, omicidii da per tutto, e tanto era diventata infame la contrada che il papa e il duca Cosimo provvidero i procacci per a Roma(20) tralasciata la via attraverso il dominio sanese, per altra passassero; oltre a ciò infestavano i Turchi, la carestia angustiava, insomma un subbisso.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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