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      In questa il capitano del popolo Giambattista Umidi chiama attorno di sè gli Spagnuoli; ma questi essendo stati i primi a menare le mani contro i popoleschi, pensarono che andare adesso a mettersi in mezzo a loro e' fosse come tornare a pigione in bocca al lupo, però ricusarono netto: ora don Giovanni comanda loro escano fuori per accompagnarlo a sedare il tumulto; ma pieni di ardimento contro il popolo inerme e poco, ora che infuria come mare in burrasca, essi ricusano anco più netto. Don Giovanni, non volendo mancare al debito suo, non avendo sotto mano di meglio, si circonda di taluni suoi parziali tra i popoleschi e i riformatori, e con esso loro si accosta alla combattuta casa pregando posassero le armi, non si facessero con le proprie mani giustizia, rispettassero l'autorità, le leggi osservassero; a lui stava multare della meritata pena i colpevoli, di cui il misfatto egli affermava, per testimonianza propria, espresso. Urla e minacce accolsero la intempestiva orazione mentre l'accompagnatura gli spulezzò dattorno: ei non si sbigottiva per questo, anzi sceso da cavallo e solo si recò fino a piè della porta della casa Bonsignori e quivi a mani giunte supplicò grazia pei rinchiusi: qualche popolesco, sendochè gli atti generosi abbiano virtù di commovere sempre fortemente il cuore del popolo, gli disse parole cortesi, ma la più parte degli altri infelloniti, con occhi strabuzzati e accese labbia, gridarongli: "Si levasse loro davanti, chè se no, ce ne sarebbe anco per lui: quanto quivi accadeva(21) era per colpa sua; andasse via.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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