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      Non ci fu più verso di venire a capo di nulla con lo imperatore; indarno, oratori sopra oratori rifrustando su e giù le strade, egli impose che i citati da don Giovanni a comparire davanti alla sua corte, rimasti contumaci, andassero in confino. Questi furono tredici in tutto, distribuiti per diversi luoghi: a Lucca mandarono tre dei principali, messere Marcello Landucci, Giovambattista Umidi e messere Antonio Del Vecchio, gli altri a Milano; ed essi obbedirono, eccetto uno Francesco Savini, il quale non si potendo dar pace di avere a lasciare patria, casa, la diletta consorte, il figlio unico e le sostanze, preso d'angoscia, dopo pochi giorni se ne morì. Quanto agramente dallo universale si sopportassero le novelle asprezze imperiali si argomentò da questo, che, tenendo il defunto le cariche di capitano del popolo, di priore dei magnifici signori e di capo dei Dieci, dopo averlo con amplissimo funerale associato al sepolcro e predicato dal pulpito, riunito il consiglio, tutte le cariche esercitate da lui conferirono al suo figliuolo Enea, comechè appena l'anno vigesimoquinto annoverasse.
      Dopo ciò messer Francesco Grasso, una maniera di sbirro togato di cui non fu mai inopia nel mondo, venne da Milano a Siena per dire ai Sanesi che rimettessero i noveschi a parte del reggimento al tutto come nel modello di riforma del Granvela, e si stanziassero i danari per quattrocento fanti spagnuoli che lo imperatore intendeva ci avessero a stare di presidio. I Dieci risposero cotesta essere materia da deliberarsi in consiglio, e frattanto preso tempo inviarono oratori per chiarire che la città non poteva sopportare l'aggravio della spesa di quattrocento uomini; lo imperatore scrisse che se non poteva pagarne quattrocento, ne pagasse cinquecento e si ammanisse a riceverli se pur non volevano che campassero di busca: inverecondi! però che, avendo gittati via centocinquanta mila fiorini di oro per le feste dell'Assunta, i quali molto meglio sariensi spesi pel soldo delle milizie e a murare un castello, adesso gli venissero innanzi a far marina; e poichè gli oratori umilmente gli dichiaravano in primis che, avendo speso danari in onore di Maria santissima, non pareva loro averli gittati via, nè così doveva parere a lui, ch'era quella cima di cattolico che tutto il mondo sapeva; e poi tra pagare soldati stranieri e operai paesani ci correva un tratto, conciossiachè i soldati stranieri intaschino la moneta e la portino fuori, mentre gli operai nostrani la mantengono in casa con augumento delle industrie loro, le quali poi formano parte della ricchezza pubblica; onde lo imperatore, sentendosi stretto, per conchiusione ordinava gli si togliessero dinanzi e cinquecento invece di quattrocento(23). Spagnuoli accettassero e pagassero.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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