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      I petulanti giovani si contentarono rispondergli:
      Va per le tue carabattole, vecchio, chè a noi quello che piace e giova vogliamo fare." Ora questa frotta di giovani, a quel mo' abbigliata, venne con infinito schiamazzo ad ingrossare l'adunanza, e con essi di ogni maniera operai, i quali non furono reietti, all'opposto accolti a braccia quadre, avendo inteso che gli anziani avessero spedito in montagna perchè le squadre si accostassero alla città e dessero spalla al bargello per farne una funata.
      I padri, vedendo crescere la tempesta, deliberarono mandare alla volta del popolo quattro commissari per abbonirlo: cessasse il tumulto; quanto aveva chiesto essergli stato largamente concesso; sul passato si mettesse una pietra. Giunti però i commissari nella piazza di San Francesco, ecco si videro accerchiati da una torma di furiosi i quali, strabuzzando gli occhi, luridi e ignudi nelle membra, scarmigliati i capelli, con le mani in alto, sbarrata la bocca ululavano: "Pane! pane, cani!" E cominciava la faccenda ad abbuiarsi; per lo che quanto più in fretta poterono accostaronsi all'altare, dove i commissari Ludovico Bonvisi e Battista dei Nobili favellarono poche e scucite parole; più efficace Giambattista Minutoli orò in questo senso: "Cittadini dabbene, che armi? che minacce sono queste? Volete buttare all'aria la libertà? E allora fatelo senza tanti arzigogoli, ma avvertite bene, per tôrre un occhio a noi, voi verrete a cavarveli tutti e due; perchè in verità io per me nel contegno vostro non mi ci raccapezzo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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