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      Dipoi suscitarono molti che, avendo visto le cose dei testori andare bene, pensarono per la medesima via arrivare a qualche loro disegno, che per inalzarsi agli onori ed ottenere premi, se n'eccettui l'arme, altra via non avevano, e questi erano certi giovani invero bravi ma piuttosto oziosi e nemici a guadagnarsi il pane con onesti lavori che altro; i quali essendo di fresco venuti dalla guerra, si erano disvezzati da ogni maniera di negozi, e disegnando potersi mantenere bene in ordine in casa come fuori quando gli correvano grosse paghe, volentieri si accostavano a coloro i quali rimescolavano l'acqua per pescare nel torbido.
      Con simile peste in corpo, con cittadini che atterriti atterrivano, con altri che alla chetichella mettevano legna sul fuoco, non parrà cosa strana nè forte se la città in breve provarono al paragone men fida del bosco; ogni dì subbugli e ferite e un chiudersi le botteghe e trarre a rumore il popolo in piazza. Il soprastante delle carceri conciavano pel dì delle feste, e quando i colpevoli dannarono alla multa ed al carcere, rispondevano questi facendo manichetto e bravavano: gli andassero a pigliare; dopo il soprastante ne veniva come per sequela che bastonassero il bargello e i famigli, bazza se non gli uccisero; un cotal più di rispetto l'ebbero pel mazziero della Signoria spedito verso di loro per sermonarli, chè si contentarono rincorrerlo a sassate: volevano nelle mani il potestà per insegnargli a camminare diritto, e più del potestà studiavano agguantare il capitano del popolo, però che si fosse vantato che se lasciavano fare a lui, gli avrebbe ricondotti al canapo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





Signoria