Pagina (144/355)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Al tempo medesimo, per dare un colpo al cerchio ed un altro alla botte, il perdono del martedì santo si tenne fermo; fu ordinata la guardia delle milizie forestiere al palazzo, intanto i più fidati cittadini lo custodissero; il prezzo del grano, che valeva ventiquattro bolognini lo staio si diminuisse di sei; poi per giunta i soliti fervorini di concordia, di amore di Dio, del prossimo altresì, et reliqua.
      Dopo i detti si mise mano ai fatti: primamente levarono di casa al commissario imperiale, Giovanni Abul di Marzilla catalano, sei cittadini che vi si erano rifuggiti, commettendosi alla fede di lui, il quale gli aveva assicurati stessero di buon animo, avrebbe posto a difenderli ogni sua possa e, occorrendo, la vita; e nondimanco quando gli furono tolti di sotto strillò, tempestò e poi si tacque; indizio certo per me che lo Spagnuolo mangiò a due palmenti, non parendo possibile che i Lucchesi tanto cautelosi, e timidi volessero fare alle cornate con un commissario dello imperatore; come primi presi, così furono i primi giustiziati; i cadaveri loro rimasero parecchi giorni appesi al campanile di San Romano a terrore del popolo; non sembra che i condannati si estimassero rei, nè troppo li spaventasse la morte, dacchè uno di loro, Ludovico Matraini, li confortasse con assai acconcia e fiorita orazione con la quale pigliò loro a dimostrare: "che non è vergogna morire per la patria; patria non è e non fie mai un ordine di cittadini che per forza o per fraude soperchia gli altri.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





Dio Giovanni Abul Marzilla Spagnuolo Lucchesi San Romano Ludovico Matraini