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      causa di stato; questi accusano parecchi loro compagni e da capo la casata Poggio; fine di questo processo fu che a Riccardo del Fornaio mozzarono il capo; gli altri condannati alla carcere o al bando; madonna Caterina Bartolomei di Poggio fu licenziata con pagheria di 3000 ducati; che più? Ribelli e banditi in due volte quelli che scalarono le mura; i primi furono settantadue, i secondi venti.
      Chi è venuto leggendo fin qui le rivolture dei popoleschi di Siena e quelle dei popoleschi di Lucca non può astenersi da confrontare fra loro le ragioni del moto, le guise di palesarsi e lo esito, e si maraviglierà come, mentre il popolo sanese si proponesse fini più eccessivi e gli ottenne, ai Lucchesi poi non venisse fatto conseguire meno, assistiti da molta ragione; tuttavolta le cause quasi di per sè medesime si fanno manifeste, e sono, che il popolo sanese, pigliando parte nel reggimento, innanzi tratto sapeva quello che si volesse, ed a che si proponesse portare riparo; era pratico del modo da tenere; da sè si guidava, nè sarebbe riuscito abbindolarlo a persona; al contrario i Lucchesi, uomini grossieri ed operai al salario dei mercanti, si risentono per ingiuria materiale, voglio dire la parvità della mercede; e neppure ella sarebbe di per sè sola bastata senza il caro del vivere; ottenuto quanto appetivano, tornano a casa; aizzati da quelli che esclusi dal reggimento volevano esserci messi a parte, per la seconda volta ripigliano il tumulto per fine che o non li riguardava o poco; rimuginata dal profondo la città, ribollono le ime fecce e vengono a galla con confusione e minaccia di tutti; donde per necessità lo screzio e lo accostarsi dei migliori a chi conserva, i quali, tutti intesi a superare il mal presente, non badano al futuro, e percotendo la licenza uccidono la libertà. Il principato, lo rappresentino uno o pochi, ridivenuto saldo, non ammazza solo i colpevoli, bensì anco quelli che gli fecero paura senza badare se lo abbiano difeso od anco salvato; anzi quanto più potente, tanto più reo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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