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      Costui pertanto non respinse la profferta, finse al contrario accettarla, volle essere posto a parte di ogni particolarità, poi, pattuito segretamente il premio col senato di Lucca, gli mise in mano tutti i fili della trama: allora tesi i suoi archetti, il senato si pose a uccellare, ed essendo capitato a Lucca il capitano Baccigalupo, tosto il sostennero e sottoposero alla tortura, di cui gli spasimi non potendo egli sopportare, confessò pianamente ogni cosa ed ebbe per non perdere tempo mozza la testa; subito poi fu spedito dal senato a Carlo V perchè gli desse modo di tagliarne un'altra. Carlo, che di congiure era vago come il can delle mazze, fece alcune lustre per non parere, in fondo poi egli aveva maggior premura di consegnarlo che gli altri non avevano avuto di chiederlo: glielo dava con riserva di volere rivedere il processo prima di venire al taglio. Il senato la data fede osservò, lo imperatore trovò tutto fatto a pennello: testa più testa meno non monta; e per salvare un capo italiano davvero non valeva il pregio leggere un processo. Al Fatinello e al Lando furono pagate le debite mercedi, al primo col ferro, al secondo con l'oro.
      Per tutti questi eventi di leggieri si comprende come Lucca andasse piena di umori, per cui la massima parte e la più manesca dei cittadini sentendosi offesa e temendo di peggio, doveva argomentarsi inchinevole a qualunque rivolgimento che mirasse a sottrarla a questo miserabile stato di cose: nè basta, le nuove dottrine religiose più che altrove serpeggiavano in Lucca e presentavano ottimo punto di appoggio per dare la leva alle varie vacillanti dominazioni d'Italia.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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