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      Il papa gli aveva posto un bene pazzo, ed a ragione; imperciocchè quale vendemmiatore più potente di lui nella vigna di Cristo? La elemosina raccolta nella città di Napoli in una sola predica toccò niente meno che i cinquemila zecchini. Ma l'Ochino aveva già dato la balta; egli stesso scrivendo al Muzio lo informa che, meditando, digiunando e in tutte le altre guise mortificandosi, era giunto a scoprire tre cose: la prima, che, Gesù Cristo avendo saldato col suo sangue ogni conto vecchio della umanità, bisognava reputare eresia pretta la dottrina che dopo cotesto caposaldo gli uomini avessero a faticare di nuovo per salvarsi con le opere: e veramente starebbe così; ma ciò non torna a Roma, perchè se le opere non sono più necessarie alla salute dell'anima, ella potrebbe chiudere bottega; e dall'altra parte appaga più la ragione il concetto che ognuno debba essere giudicato alla stregua del merito; di ciò colpa la proterva intemperanza dei preti, i quali, volendo arare sempre coll'asino e col bue, misero insieme cose fra loro contrarie deliberati di saldarle insieme con la fede: sicuro! non fa mestieri travagliarci troppo a cercare la razionalità delle proposte quando tu possa concludere: O credi o t'impicco. La seconda delle cose scoperte dall'Ochino fu che i voti frateschi, siccome empi, non tengono, e non ci ebbe a durare fatica; la terza, che la chiesa romana è vituperio di Dio, ed anco qui fu facile trovato. Se ne accorsero subito ch'ei balenava; dicono lo aizzasse il Valdes a Napoli col mostrargli che nonostante le belle parole a Roma lo avessero in conto del somaro che porta vino e beve l'acqua; nè manco il cappello rosso gli avevano dato!


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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