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      In Ginevra l'Ochino fondò la chiesa riformata italiana; quivi scrisse e stampò varie opere, tra le quali si ricordano i Cento apologhi, cui caninamente mordono i preti perchè li scottano; peggio conciò Paolo III in certa lettera la quale conservasi nella Laurenziana; lui matricida, lui rotto ad ogni infame libidine, assassino e traditore dei complici assassini, delle immanità del figliuolo Pierluigi Farnese partecipe: della esagerazione in cotesti improperii ce n'è e di molta, perchè preti e frati erano tutti spretati e sfratati o no, i quali se abbiano avuto od abbiano fede non so; questo so, che carità non conobbero mai.
      A Pisa città prossimissima a Lucca gli eretici si adunarono apertamente in chiesa e vi celebrarono la messa; come argomentasse Mantova si ricava dal breve mandato da Paolo III al cardinale Gonzaga col quale lo ammoniva essere venuto a notizia come costà chierici e laici si attentassero disputare su materie di religione intorno a cui ognuno doveva tacere, imperciocchè egli e solo egli avesse ricevuto commissione di ragionare per tutti. La eresia, ovvero la luce del vero evangelico secondo gli umori diversi degli uomini, s'insinuò anco a Locarno; dapprima scarsa, ma non per questo sgomentaronsi gli apostoli, assai facendo capitale sopra gli esempi biblici, massime su quello di Gedeone, il quale con iscarsa mano di forti abbattè Madian; linguaggio consueto ai fanatici e dai religiosi passato ai politici per mala sorte e con peggiore consiglio, perchè nelle faccende religiose il poco apostolato opera come il molto, se non nella estensione, almeno nel concetto, mentre nelle politiche quello che non basta gli è come non fosse: colà si tratta di persuasione, qua di forza.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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