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      Delle figlie di lei notissime Leonora e Lucrezia, massime la prima, meno nota Anna, la quale sposò prima il duca di Guisa e, lui morto, quello di Nemours, e più degna di esserlo per avere temperato la rabbia cattolica contro gli ugonotti. Renata si chiuse a Montargis, dove il suo castello meritò il nome di Albergo di Dio, lei quello di madre degli afflitti; difese i perseguitati con la parola, con gli aiuti e perfino con le armi; perchè un dì che il suo genero duca(41) di Guisa le intimava o cacciasse via gli eretici o avrebbe dato l'assalto al castello, ella rimandò indietro l'araldo con questa risposta: "Và e digli che incontrerà me prima sopra le torri del castello, e lì vedremo se gli basterà il cuore di ammazzare la figlia di un re."
      Venezia arieggiò in parte l'Inghilterra; la libertà ella amò, ma troppo più i guadagni, i quali adesso le persuadevano osteggiare ed ora blandire Roma: in cotesto tempo correva stagione di blandirla, però persecuzioni, disastri, ruine non contavano e nè le lacrime, purchè il conto tornasse: molto meno il sangue; agli aristocratici mercanti il sangue risparmia lo inchiostro rosso, il quale nella scrittura doppia spesso utilmente si adopera.
      La procella suscitata dalle istigazioni di Roma viene esposta con colori foschissimi nelle lettere dello Altieri al Bullingero: "Ogni dì cresce la violenza della persecuzione, arrestano in massa e in massa condannano alle galere ovvero alla carcere perpetua: noi vedemmo bandire cittadini con i propri moglie e figliuoli; i più felici hanno dovuto la salvezza loro alla fuga: a tale stretta siamo noi che io comincio a temere per me, io che fin qui potei offrire asilo altrui; ma la volontà di Dio sia fatta, e la virtù si affina con la sventura.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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