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      Non si scompose la donna, solo implorò dagli sbirri la lasciassero sola per decenza tanto ch'ella si vestisse: annuirono entrando nella stanza accanto, dove aspettarono tanto che impazientiti sforzarono la porta della camera per pigliarla, ma non la rinvennero; frugarono da per tutto e sempre invano: affacciandosi sopra la terrazza lei videro in mezzo al lago che seduta sopra una barca, sventolando una pezzuola, li salutava. Il caso successe così: ella abitava un antico castello di cui una via sotterranea metteva capo al prossimo Lago maggiore: rugginosa per diuturno disuso era la porta talchè sei uomini a stento l'arieno potuta smovere; ma il marito essendosi fatto la notte precedente un mal sonno, provvide che l'aprissero; nè di ciò contento, procurava altresì che ivi presso stessero ammaniti i rematori della barca per cavare la famiglia di pericolo; di ciò la donna consapevole deluse la pretesca rabbia; il nunzio, per rifarsi, acciuffa certo mercante chiamato Nicolò, il quale dallo errore di avere discorso con irriverenza della Madonna del Sasso in poi di altra colpa non era reo; straziaronlo co' tormenti, poi dannarono a morte: indarno supplicarono per lui i Locarnesi tutti, massime cattolici; il nunzio non intese ragione, intorato ordinava che lì per lì senza indugio di sorte si strangolasse e bruciasse. - E neppur qui ebbero fine le atroci persecuzioni dei riformati locarnesi: avendo convenuto fra loro di traversare il contado di Milano, furono avvertiti che veruno gli avrebbe ospitati; se più di tre giorni si trattenessero, sarebbero stati ammazzati, a gravi ammende sottoposto chiunque gli sovvenisse ed anco per poco con loro favellasse.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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