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      I frati fuori di sè tratti dalla rabbia bestiale incitano il governatore a movere con forte mano di milizie contro i profughi di San Sisto, i quali dall'alto delle rupi dov'erano riparati supplicavano: non fossero micidiali del loro sangue; da secoli abitare in pace coteste terre e quivi avere raccolto ogni affetto come ogni sostanza; pure lascerebbero ogni cosa, niente si porterebbero seco, tranne il necessario pel viaggio; li lasciassero andare, non li costringessero per disperazione all'estreme difese: non li badarono; s'immisero dentro le forre delle rupi, e quivi rimase la più parte infranta dai massi sopra loro tracollati. Alla rabbia sacerdotale allora si aggiunse non meno truce la superbia soldatesca; vennero a corsa in Calabria nuovi soldati da Napoli, si bandirono liberi dallo inferno e dalla galera quanti masnadieri in cotesti tempi infestavano le strade pubbliche a patto che le scellerate armi andassero a santificare con la strage degli eretici; ci asteniamo descrivere gli orrori che ne successero; per naturale ferocia l'uomo trascorre un pezzo in là; tu pensa dove mai egli arrivi, se creda che quanto più imperversa immane e più si accosti al paradiso. Intanto i frati mèssi di Roma, appiccato che ebbero il fuoco alla girandola, si trassero da parte per fare una nuova giacchiata; fingendo deplorare cotesti casi, confortano gli abitanti della Guardia di condursi al cospetto loro per comporre cristianamente gli screzi; ed essi vanno: settanta dei maggiori presi furono tratti in catene a Montalto e quivi dallo inquisitore Panza torturati con infernale efferatezza non solo per farli confessare in proprio danno, ma ed anco in danno dei fratelli loro; nè riuscendo lo inquisitore, imbestiavasi nel martoriare cotesti miseri, così che a Stefano Carlino, per la gran forza dei tormenti, le viscere scoppiarono fuori del ventre.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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