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      Un Mazzone fu pesto ed arso con torce resinose, ed il suo figlio precipitato giù dal campanile di una chiesa; Bernardino Conte, perchè, sendogli presentato il crocifisso da uno di questi carnefici, rispose: "Allontanatelo dagli occhi miei, chè il vostro Cristo non può essere il mio", prima spalmarono di pece, poi bruciarono, nè più nè meno che ai tempi nostri gli Austriaci costumarono in Brescia con lo Zima falegname; onde e preti e Austriaci meritamente furono compresi da noi nel medesimo odio, che nè per tempo rallenta, o per morte cessa. Ora agli Austriaci strumento della rabbia sacerdotale si surrogarono i Francesi; tale sia di loro: molto è il danno che ci apportarono, ma troppo maggiore lo strazio. Dio ci assista, ma la virtù italiana, che si fece strada traverso le ugne delle granfie dell'aquila austriaca, non morirà fra quelle dell'aquila francese: però l'odio fra due nazioni destinate ad essere sorelle non è naturale cosa; possa ricaderne la pena sul capo di cui ne fu la colpa. Di sessanta donne messe alla tortura la più parte perì; tormentati del pari i congiunti venuti da terre lontane ad implorare mercè pei miseri cattivi: il terrore impietriva i cuori e le menti dei popoli. Confessare o negare tornava lo stesso, ma confessare peggio; di fatti certo Venninello per impetrare tregua agli spasimi della tortura prometteva udire la santa messa; dunque, ne arguiva lo Inquisitore, su lui possono i tormenti, quindi, dove s'inaspriscano, è concesso sperare confessione più ampia a danno dei suoi compiici; mosso da simile logica, così ordinò si martoriasse con lo arnese chiamato l'inferno che dopo otto ore il misero esalò l'anima dolorosa.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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