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      Rincresceva acerbamente a Cosimo che la morte gli cavasse dalle mani un papa prima di averlo sfruttato secondo i suoi bisogni; tanta era stata fin lì la sua prevalenza sopra la curia romana che Pasquino espresse questa opinione universale effigiando Cosimo vestito da papa col motto: "ecce Cosmus Medices pontefex maximus." Col papa amico pareva a Cosimo potere navigare sicuro pel pelago intricato della politica ed anco alla occasione prepotere, imperciocchè i concetti di Cosimo fossero grandi o almeno cupidi, e poi i contrasti per le precedenze a cotesti tempi si mostrassero od avessero occasione per mostrarsi più dispettosi che mai; e ciò o rispondesse alla fumosità per virtù dei costumi spagnuoli diventata tanta parte del cervello italiano, o piuttosto a segno esteriore di primazia proseguita dai principotti con tanto maggiore smania nelle apparenze quanto più impotenti a conseguirla in sostanza. Al duca di Firenze davano continua molestia i duchi di Savoia, di Mantova e di Ferrara, massime di Ferrara: mentre quel di Savoia era andato a pescare il titolo di re fino a Cipro non senza riso dei potentati d'Italia e di fuori, e fin d'allora Cosimo mulinava conseguire dal papa titolo e grado che lo preponessero ai suoi emuli, come di fatti pei meriti suoi, tra i quali non ultimo la consegna del Carnesecchi, acquistò e fu incoronato granduca.
      Pertanto il cardinale Pacecco scrisse al duca il 10 giugno 1566 una lettera perfida come la sanno scrivere i preti: "Sarebbe peccato grave per Cosimo se non desse al papa tutto favore perchè egli potesse adempire il suo ufficio di vicario di Cristo: avendogli sua Beatitudine parlato con molta premura di questo negozio, egli Pacecco avere reputato spediente agl'interessi del(45) duca accertarlo di due cose, la prima che in tutta la cristianità non viveva principe il quale delle cose della Inquisizione fosse zelatore come egli Cosimo, e questo molto bene conosce da per sè la S. S. e lo predica; la seconda, che non vi sarebbe cosa, per grave che fosse, che Ella non fosse disposta a fare per suo particolare contento e consolazione: non si maravigli poi della premura che si muove per un uomo, imperciocchè costui non sia un uomo come un altro, e si nutre sicurezza di ricavare da lui molte cose ed importantissime e forse qualcheduna che fosse di suo servizio.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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