Pagina (255/355)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quando lo avvilirono d'ingiurie non contrappose ingiurie, quando lo bistrattarono egli non minacciò, bensì si diede in balìa di coloro che lo condannavano ingiustamente. Pronunziate impertanto il vostro giudizio, condannate Aonio, fate il debito vostro ed empite di contentezza il cuore de' miei nemici."
      Dalle lettere brevi che scrisse in procinto di morte alla diletta consorte ed ai cari figli assai chiaro si dimostra come lui pigliasse vaghezza di morire, e sentisse proprio bisogno riparare in parte dove nè la vista nè l'udito delle scelleragini umane lo funestassero: "Non vorrei, carissima consorte, egli scrive, che tu pigliassi dispiacere del mio piacere nè a male il mio bene. È venuta l'ora che io passi di questa vita al mio Signore padre Dio. Io ci vo tanto allegramente quanto alle nozze del figlio del gran re.... Sicchè, consorte dilettissima, confortatevi della volontà di Dio e del mio contento, e attendete alla famigliuola sbigottita, che resterà di allevarla e custodirla nel timor di Dio ed esserle madre e padre. Io era già di settant'anni vecchio e disutile; bisogna che i figli con la virtù e col sudore si sforzino a vivere onoratamente." Ed ai figli altresì raccomanda "che sebbene il mezzo col quale a Dio piace chiamarlo a sè possa loro parere amaro, pure, essendo di sua contentezza somma e piacere, li prega a volersene anch'essi contentare; lascio loro in patrimonio virtù e diligenza, e quelle poche facoltà ch'essi hanno.... l'ora mia si avvicina; lo spirito di Dio vi consoli e vi conservi in sua grazia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





Aonio Dio Dio Dio Dio Dio