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      Arrogi che, essendo ristretto il numero dei riformati, nč la fede della pių parte di loro giunta al furore del fanatismo, bene si ebbero a deplorare martiri, ma troppi meno che nelle persecuzioni dei cristiani: ancora, le dottrine dei riformati comparivano astruserie ed infatti erano; poco il volgo c'intendeva o nulla, quindi agevolmente prestava le orecchie ad ogni maniera di calunnie, comechč stranissime, contro di loro; la Riforma, se bene considerate, vi apparirā faccenda di lusso, privativa di letterati magni, fuori dalla intelligenza del volgo. Nč io certo mi dolgo che la Riforma non allignasse in Italia: certo ella č qualche cosa, come quella che alle abiette superstizioni di Roma si contrappone e di molte ciurmerie onde ella contrista il genere umano la scema, tuttavolta non lo incammina sopra il retto sentiero della veritā. L'Italia, vero Anteo delle nazioni, imperciocchč quando percuote la terra, quinci risorga con rinnovato vigore, alle fiamme dei roghi per ardere gli eretici accese la fiaccola della filosofia sperimentale, titano che senza soprammettere monte a monte assalisce il cielo e Dio quali li crearono la feroce cupiditā dei sacerdoti nč teme fulmini, chč ella gl'incatena e se ne serve a mo' di corsieri legati al suo carro: nč granito nč credenze nč spazi infiniti nč terrori reggono dinanzi all'azione del suo trapano fatale; tutto ella fora; da per tutto penetrano aria e luce. Galileo Galilei approdō meglio all'umano intelletto che non arieno fatto mille Ochini e mille Vermigli; gli scritti di costoro ormai pochi leggono o nessuno, mentre il seme gittato dal Galilei ogni momento feconda di pių e s'inalza al firmamento, penetra nel centro della terra, il creato sottopone a numero e a misura, strappa inesorato lo involucro cosė allo errore come alla veritā, e ridotti entrambi ignudi, dimostra del primo la schifezza, della seconda la sostanza divina.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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