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      Bati narra che egli arrivò a Venezia il giorno dopo su le diciannove ore, non sapendo a qual santo votarsi, quando di un tratto gli fu addosso Francesco alle colonne di San Marco dicendogli: "Qui ti aspettava." Ordinatogli poi gli tenesse dietro, fecero ricapito nella casa del gondoliero che aveva menato Francesco, e quivi ebbero buona stanza, buon letto e meglio cena. Che tramestasse durante il giorno il suo padrone, il Bati non seppe dire, e la notte nè manco; solo ricordava che la notte precedente al dì della loro partenza, dopo avere cenato in casa all'ospite insieme a Bastiano Carletti, questi uscì fuori e passato qualche tratto di tempo tornò dicendo a Francesco che potevano andare; per la quale cosa se ne partirono, però innanzi di passare la soglia Francesco voltatosi addietro lo avvertiva: "Rimanti qui ad aspettarmi, chè tanto fuori di te non ci sarà bisogno." Rimasto solo, egli si addormentò appoggiando il capo sopra la tavola su la quale aveva cenato: verso mezzanotte gli ruppero il sonno dalla testa due uomini che entrarono nella stanza, uno dei quali teneva un lume in mano; lo riconobbe tosto pel Carletti; l'altro era Francesco, che torbo in sembiante gli disse: Tu hai fatto un sonno; or va a finirlo a letto." E Bastiano, messo in casa Francesco, si partì da lui senz'altre parole che con un buona notte.
      Noi sappiamo per filo e per segno ciò che il Burlamacchi in cotesta notte disse e fece, non a modo dei tragedi e dei novellieri, bensì di certa scienza, ricavandolo nella massima parte dai suoi interrogatorii.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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