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      A Pisa voi non potrete giungere che a notte avanzata: come farete a penetrarvi? forse come Arato vi provvederete di scale?
      Non ce ne ha mestieri, avendo io notato come a Pisa non si costumi a modo di Lucca, voglio dire che le chiavi delle porte si consegnino tutte le sere alla Signoria, e fino alla mattina a giorno non si aprono: costà si lasciano le chiavi in mano ai gabellieri, i quali, quando arriva qualche gentiluomo in posta e chiede essere intromesso, gli aprono senza difficoltà. A voi, uomo uso agli sbaragli, mi passo dire il restante; i gabellieri non resistono, andiamo oltre; si oppongono, disperdonsi; scorrendo la città si chiama il popolo col vetusto grido che fece e confido farà palpitare Pisa come se fosse tutta di carne ed avesse un cuore: - Popolo, popolo e libertà! - Non sorgerà inaspettato, io ve lo giuro, nè desterà verun Pisano dal sonno, chè tutti lo attenderanno a gloria....
      - E la cittadella?
      - Alla cittadella, rispose il Burlamacchi abbassando la voce, adesso(55) è preposto Vicenzio del Poggio di nazione lucchese e mio devoto; dove mai ne fosse rimosso, poco preme, scarsissimo è il presidio, e il nostro moto deve subito dilatarsi a mo' di polvere cacciata dal vento pei campi aperti; lasciativi in questo caso un trecento soldati dattorno, con gli altri mi avaccerò per Firenze, dove spero entrare senza colpo ferire perchè il duca preso alla sprovvista si troverà povero di partiti, la gente levata a smania di libertà, il tiranno traballante in casa, fuori minacciato di essere chiuso dal contado in arme, i nemici sul collo e armati di ferro e di furore, gli amici lontani; se mai gli metteremo le mani addosso.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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