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      Forse ne vanno sprovvisti i vostri?
      No, ma voi sapete che tutto sta nello adoperarli.
      Or bene io mi obbligo, per fede a rendervelo vivo.
      Serenissimo, rispose il Macarini guardandolo dentro gli occhi, nell'attimo che precede la morte l'uomo non è vivo?
      Voi, ben me ne accorgo, a verun patto consentite consegnarmi il vostro gonfaloniere. Volete sapere che cosa ne dirà l'universale? Dirà che voi repugnate a lasciarvelo scappare di mano per paura ch'egli confessi cose le quali palesino la ribellione di cotesta vostra repubblica alla maestà dell'impero ed alla dottrina di santa madre Chiesa.
      Serenissimo, per quanto mi è dato conoscere, io vi assicuro diversa affatto la causa per cui i Signori rifuggono dal commettere in balìa vostra la vita di Francesco Burlamacchi.
      E quale dunque? Parlate.
      Per obbedienza al comandamento della Serenità Vostra io parlerò: penso, e, così dicendo, se non imbrocco, rasento il vero, che i miei Signori temano che voi per forza di tormenti facciate dire al Burlamacchi non quello ch'è vero, bensì quello che gioverebbe al vostro fine di disservire la Repubblica presso l'imperatore e il pontefice. Per altra parte a me fa difetto la commissione per negoziare simile faccenda: piacciavi, se così vi talenta, indirizzarvi alla Signoria.
      E Cosimo, che non si dava agevolmente per vinto, quindi a breve spedi suo oratore alla Repubblica messere Agnolo Niccolini, uomo sagace, devotissimo a lui, onde aguzzasse il suo ingegno per farglielo avere. Il panno mostrava troppo la corda, sicchè da un lato cresceva la tenacità a negarle alla stregua che dall'altro diventava più intensa la smania di volerlo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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