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      Ai nepoti degeneri atroce ingiuria il racconto della virtù dei padri. Quanto a me, confesso apertamente che altri potevano dettare queste vite con maggior senno, non già con più diligenza o con più amore. Delle quattro quelle che si accostano maggiormente soavi all'anima nostra le vite di Francesco Burlamacchi e di Francesco Ferrucci: questo più famoso perchè amici e nemici della meritata lode lo proseguirono: chè se nello andato secolo e nel primo terzo del presente se ne infievolì il nome, più che del principe fu colpa di popolo, il quale se nella schiavitù perde mezza l'anima, qual maraviglia poi se perde la memoria, ch'è una delle molte facoltà di quella? E il Ferruccio fecero splendido l'audacia dei consigli, le vinte battaglie, la solerzia stupenda, lo inopinato scoprirsi gran capitano e non meno grande politico, per ultimo la sua morte sul campo, dove giacque sì, ma riposando il capo come su di un guanciale sul corpo estinto del capitano nemico, prosapia di principi e riputato dei primi fra gl'illustri uomini di arme del tempo; breve la sua vita, ma luminosa, simile alla stella cadente che staccatasi dal firmamento precipita in mare. All'opposto il Burlamacchi perì mentre la sua impresa non per anco uscita dal concetto e dallo apparecchio stava per diventare fatto: ei fu pari al minatore, il quale, dopo che con fatica infinita penetrò nelle viscere della terra per estrarre il metallo prezioso, rimane di un tratto sepolto per lo scoscendimento di quella; ovvero simile al Crotoniate che, mentre tenta fendere il mal ceppo della tirannide, resta preso nello squarcio ed è divorato dai lupi: amici e nemici si accordarono a denigrare la sua impresa come follia, sicchè per poco stette che la terra gittata sopra il suo cadavere non seppellisse ad un punto la sua fama: e non per tanto, tutto bene considerato, per me giudico Francesco Burlamacchi non pure superiore al Doria e all'Ornano, ma sì eziandio allo stesso Ferruccio: di vero questi trovò armi parate, la guerra accesa, popolo inferocito nel proponimento di sè incenerire e la patria piuttostochè sopportare da capo la tirannide di Clemente VII principe e papa; rinvenne altresì emuli generosi, argomento efficacissimo acciò la virtù scintilli; fama sicura, vita inclita e morte onorata.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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