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      Mi dissero titoli, nome, cognome, e aggiunsero che da pochi mesi aveva sposato il signor marchese tal dei tali, maturo maturissimo e podagroso; e fu fatta!
      Non erano i saggi indovinelli del Diritto Canonico quelli che mi facevano andare a letto troppo tardi. Avevo aperto tutte le valvole di sicurezza ai vapori giovanili, troppo compressi dalla disciplina del collegio; le avevo spalancate allegramente e tutte, in barba a tutti i Diritti. Fumavo come un turco, bevevo come un tedesco, merendavo nei suburbi con vergini eterodosse come un francese; insomma galoppavo come un puledro cui si allenti la briglia. Ma tutto questo sfogo era piuttosto fisico che altro, era la fame dell'animale che cerca la sazietà, non la delicatezza. Così quei tesori di sentimento e, se volete anche, di romanticismo, che in quegli anni stanno in cuore a tutti, non li sciupavo; anzi, quasi quasi non li sapevo nemmeno tra i miei capitali attivi. La matta vita dello studente non mi lasciava rughe nel cuore; ed una notte al veglione, non solo non mi dava rimorsi, ma mi faceva dormir meglio il giorno dopo.
      Fu dunque in quel tempo che vidi per la prima volta la bella cattolica e che un amore stravagante mi sbocciò nel cuore: amore da collegiale, senza carnalità, senza forme precise. Dio, nella sua infinita misericordia, perdonerà ai sonetti rimati per la mia Laura codina, ai romanzi covati nel dormiveglia, a tutte le stramberie dell'immaginazione sfrenata. Chi le spiega queste allucinazioni degli efebi? Già non si arriva a spiegarle; e poi chi arriverà a capire perchè una notte d'inverno, io mi sia levato da letto per andare a baciare la facciata del suo palazzo?


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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