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      Il palco di tavole, sorretto da un trave lungo ed elastico, saltava fragorosamente sotto le scarpe ferrate dei danzatori montanini, e l'organetto cigolava lamentandosi come una ruota mal'unta, e la casa intera vibrava dalle intime viscere come se le passasse attraverso un reggimento di artiglieria al galoppo. Andate a far del bene!
      Non ci fu verso di chiuder occhio. Prima cominciammo a prendere la disgrazia con rassegnazione e, distesi sui pagliericci, raccontammo le storielle più allegre, le avventure più galanti del nostro repertorio: poi ci seccammo, ci impazientimmo, ci tornammo a seccare, finchè verso al tocco impresi l'autentica narrazione del mio primo amore ed i miei compagni si addormentarono.
      Ma avevamo appena mal chiusi gli occhi, che la guida venne a bussare disperatamente all'uscio urlando che era tempo di partire e, a malincuore, lasciammo i pagliericci inospitali. Nell'oscurità, nell'aria viva della notte che ci intirizziva la midolla delle ossa, era un silenzio perfetto, quasi di aspettazione o di agguato, allorchè la guida, brontolando ancora per la nostra flemma nell'alzarci, cominciò ad inerpicarsi per le coste sassose del monte dei Tramiti ed a raggiungere in fretta la schiena dell'Alpe di San Benedetto. Mal desti, ci pareva di sentire ancora la frenetica ridda dei ballerini sulla nostra testa, ed i riflessi rossi delle carbonaie accese che rompevano qua e là il buio con un bagliore fantastico e misterioso, avevano molto dei sogni cupi che si fanno spesso quando lo stomaco pesa troppo.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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