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      Queste sono le miglia più antipatiche in una escursione, quando le membra intorpidite chieggono ancora ristoro di sonno e servono per forza. Vengono allora delle vigliacche tentazioni di tornare indietro, che sono ribellioni della pigrizia contro la volontà; vengono certe irritazioni nervose che paiono figlie dell'energia e sono invece dello scoraggiamento, e non c'è che un rimedio: il cognac generoso a dose alta.
      Camminare la notte nei monti deserti per sentieri da capre e non conosciuti, fa sempre una profonda impressione. Si cammina nell'oscurità e nell'ignoto. Qualche volta la guida vi fa fare un salto nel buio, ma non metaforicamente; fisicamente e sul serio. Si va senza sapere quel che ci sia a destra ed a sinistra, o tutt'al più sapendo che sotto quei monti c'è il borro del Forcone, il fosso del Giorgio, o il fosso di San Godenzo, nei quali si può precipitare dall'altezza di qualche diecina di metri; e qualche volta si ha una improvvisa sensazione del vuoto che vi fa allargare le braccia o mettere le mani avanti come se in verità cadeste. Le scarpe ferrate risuonano sulle roccie nude e nel silenzio; poi si cammina sull'erba soffice, sui muschi che paiono velluto, senza alcun rumore. V'accorgete di voltare, di salire, di scendere, e qualche volta sentite di passare vicino ad un albero o ad uno scoglio, senza vederlo. Il mistero non vi abbandona mai, vi sforza all'attenzione, vi pesa addosso come quando si aspetta qualche cosa e non si sa che.
      All'alba giungemmo ad una casa di pastori, proprio sotto al giogo della Falterona.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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