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      Del resto i poveri sacerdoti perduti quassù senza le briglie della gerarchia e della disciplina, cascano spesso in qualche vizietto che i parrocchiani e la curia sanno compattire. Mi raccontavano di un piovano, là verso Corniolo, che una volta per miracolo fu visitato dal vescovo. L'ottimo prete fece quel che potè per alloggiare bene il superiore e specialmente in cucina si vedeva la solennità. Perpetua faceva prodigi, ed un bel bimbo, seduto accanto agli alari, girava assiduamente lo spiedo. Bisognava attraversare la cucina, e fu proprio vicino agli alari ed all'arrosto che il vescovo chiese al piovano come diavolo facesse a passarsela lassù nei lunghi mesi d'inverno. - Monsignore - rispose il piovano - mi ingegno. Faccio dei girarrosti.
      Il vescovo guardò al bimbo ma finse di non capire.
      Ma il piovano di Monte Coronaro non ci parve capace di fare uno sdrucio così largo nei sacri canoni. Ci mostrò la chiesa, vasta cameraccia cadente che per fienile sarebbe brutta. La pietra di un altare è fatta con una vecchia iscrizione cristiana e qui si conservava una croce proveniente dalla scomparsa Abazia di Trivio. Ma ci colpì più di tutto il confessionale, che consiste in un solo asse mal digrossato, interposto fra il penitente e il prete. Qui dunque la confessione è pubblica, vista da tutti per colpa del confessionale, e sentita da tutti per l'udito tardo del piovano.
      O come fa a confessarsi l'ostessa?
      Ma no, è proprio sacrilegio scherzare su questo povero prete. Quando nell'inverno imperversano certi venti da scornare i bovi e certe burrasche da portar via il monte, quando la neve è per aria e per terra, e i poggi franano e ad ogni passo si rischia di cascare nell'altro mondo, il povero piovano si alza di notte male avvolto nel suo gabbanello e ruzzola giù pei borri a portare l'olio santo a qualche villanzone che non ci crede.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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