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      A leggere quelle lettere, mi venne la matta idea di farmi frate provvisoriamente e di gustare la pace profonda del monastero.
      Ero tanto angustiato di quel ch'era accaduto, ero tanto annoiato di quella solitudine in cui mi trovavo per forza, che pensai a farmi solitario sul serio per qualche mese, sperando di riprendere forze morali e nuova capacità d'illusione e d'entusiasmi.
      Scrissi dunque a padre Romualdo chiedendogli se mi accettasse come frate dilettante, obbligandomi a pagare il mio mantenimento e a non turbare per nulla le consuetudini e gli scrupoli dei suoi frati.
      Il padre mi rispose lietissimo, dicendomi che mi aspettava a braccia aperte; mi chiedeva quanti metri e centimetri fossi alto per farmi fare la tonaca subito; mi avvertiva di lasciar crescere la barba e, nella poscritta, insinuava che quanto a vitto starei bene, ma quanto a bere avrei agito prudentemente cercando di portar meco qualche bottiglia, poichè la cantina del convento era vuota, imponendo la regola di bere acqua pura.
      Questa raccomandazione mi fece ridere, poichè mi ricordai che padre Romualdo, quando era don Paterniano, beveva spesso e volentieri, preferendo il vino buono a qualunque altro liquido.
      Il convento di Monte Stella è sopra un colle che domina la città e il mare. A mezzodì si apre larga e verde una valle, dove il fiume irriga i giardini e i campi, mentre, verso ponente, i monti, vestiti di querce e di castagni, digradano in colore sino a divenire azzurri all'orizzonte. È uno di quei luoghi come i frati hanno sempre saputo scegliere vicino alle città, vale a dire un luogo incantevole.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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