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      Ella dirà che questo aforisma poteva essere risparmiato agli innocenti lettori i quali hanno giudizio da imprestare, e sanno bene che senza queste trasformazioni delle idee e delle forme non ci sarebbe storia letteraria. Io protesto pel mio rispetto agli innocenti lettori, ma dico anche che non è poi affatto inutile ripetere questa massima decrepita. Non Le pare che a questo mondo ci sia ancora dell'ottima gente la quale pretenderebbe che sentissimo e scrivessimo come nel trecento, nel cinquecento, o alla peggio come nel milleottocento dodici o quindici, l'epoca degli inni sacri del Manzoni! Non Le pare che novant'anni siano parecchi? Io Le auguro di non saperlo per prova.
      Se Ella poi vuol capacitarsi di quel che oggi si chiama evoluzione, sia del pensiero che della forma, cerchi gli esempi piuttosto che i ragionamenti; anzi prenda uno di quegli argomenti che, dal trecento in qua, furono sempre trattati e ne segua la successiva trasformazione. Così avrà quasi una sintesi della storia letteraria. Siamo alle feste di Natale? Ebbene: segua la metamorfosi del Natale nella nostra lirica.
      Nel secolo XIV i poeti sono cristiani nel sangue e nell'anima, e capaci di vedere l'apparizione che fermò Saulo nella via di Damasco. Jacopo da Todi, giovane, ricco, innamorato, si dà bel tempo. Un giorno, in una festa pubblica, per la rovina di un impalcato, la sua donna muore improvvisamente, e Jacopo, trovatole sulle carni un aspro cilicio, si fa frate. È cristiano umile e fervente nell'amor di Dio.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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