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      Ma quando mi vide onorare la piazza di eleganti evoluzioni pedalate magistralmente, allora capì e rise. Ah, come ridemmo di gusto quella mattina!
      Due giorni dopo andammo al Sasso (16 km. di salita) ma il Pelloni mi aveva dato una macchina da mezza corsa, troppo dissimile al vecchio letto di ferro sul quale avevo imparato l'arte. Compromisi, svergognai la dignità paterna con parecchi memorabili ruzzoloni; ma da quel giorno io e il figlio ci sentimmo in così buona compagnia che siamo diventati inseparabili. La memoria di quegli esordi ci rallegra spesso nelle faticose salite per Firenze o nella monotona via per Venezia e sono memorie ancora recenti.
     
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      Così, salito in bicicletta per istinto di dovere e per impulso d'affetto, ora me ne sono innamorato con passione. Non c'è arte al mondo che possa esprimere il piacere, direi quasi la voluttà, della vita libera, piena, goduta all'aperto, nelle promesse dell'alba, nel trionfo dei meriggi, nella pace dei tramonti, correndo allegri, faticando concordi, sani, contenti. Il mio erede corre più forte di me ed io ho, od almeno dovrei avere, più giudizio di lui, benchè ci sia chi mi chiama "vecchio matto". Ma in ogni modo c'è compensazione e accordo completo, specialmente nel compatire gli emorroidari che odiano la bicicletta perchè, "fa diventar gobbi".
      Ahimè, poeti e gobbi si nasce e non si diventa. La rachitide non è malattia che s'acquisti. Caso mai, si trasmette ai figli dai padri volontariamente tardigradi e valetudinari.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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