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      Mi piace più l'antico Vangelo e, interrogata la mia coscienza, ripeto con Riccardo da San Vittore, che non era un eretico mi pare, "Domine, si error est, a te ipso decepti sumus".
     
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      Così io vedeva le cose di Romagna e questo era ed è lo stato della coscienza mia, quando, appunto da Faenza, mi giunse la lettera di un amico, che qui non nomino per non implicarlo in questo processo; e la lettera mi diceva che, celebrandosi un centenario di S. Pier Damiano e non so che Giubileo di Monsignore, il "Lamone" avrebbe stampato un numero a posta e mi si chiedeva qualche verso adatto alla circostanza.
      Del "Lamone" non avevo mai visto un numero. Sapevo però delle sue baruffe con Monsignore il quale aveva fatto bandire dagli altari ed affiggere, credo, ai muri la scomunica pel giornale e per chi lo leggesse. Arma nuova di polemica anche questa; violenza che in Romagna, come dissi, suol partorire violenza. La ritorsione non è punita e non vedevo gran male che il giornale prendesse un po' in giro Chi, a torto o a ragione, lo aveva così danneggiato nella reputazione e nell'interesse. Ma di Monsignore, salvo la sua condotta di propagandista e di fomentatore di tutte quelle associazioni, circoli e devozioni piccine con cui ora i clericali combattono la guerra del loro partito, non conoscevo nulla. E me ne informai.
      Tra i vari gravami che gli si facevano, anche da preti, due mi parvero provati. Il primo di eccessiva prudenza negli ultimi torbidi della sua diocesi: il secondo di eccessiva attività nel raccogliere pecunia.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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