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      Ma le vie coperte, le comode ambagi del diritto, il prudente nascondiglio di dove si può offendere senza essere offesi, non sono per me, nè per i galantuomini che rispondono apertamente del fatto loro. Me, me adsum qui feci!
      Ma, ripeto, intendiamoci bene. Intendo di rispondere e rispondo del sonetto che Le dissi e di cui parlerò e non d'altro. Non già che io condanni il resto che si leggeva in quel numero del "Lamone" o disapprovi la resistenza che quell'ardito giornaletto oppone alle intraprese del sanfedismo rinato. Ma solo quel sonetto feci e solo di quello intendo e voglio rispondere. La querela complessiva sarà comoda e forse utile perchè, fra tanti, qualcuno, in caso di condanna, pagherà (ecco il solito tasto!); ma io dichiaro e protesto di non volere e di non poter rispondere in faccia ai miei Giudici di altro che di quel sonetto, nè più, nè meno, e dopo quel che ora ho dichiarato e protestato, credo e chiedo che la Legge mi assista.
     
     *

      * *
      Ho rotto il filo della narrazione, ma il chiarire e fissare fin dove giunga e dove si fermi la responsabilità mia, era necessario. Ora lo riprendo.
      Sotto queste impressioni, invece di scrivere, lessi. Questo centenario di S. Pier Damiano, mi aveva colpito come una prova di più delle arti mondane che i clericali hanno adottato per facilitare il ritorno ai tempi di Papa Gregorio. Fino i centenari copiano dal carnevalismo italico! Ma nella copia c'è però sempre una nota originale: la questua.
      E, poichè non vivo tra i libri come il cane che custodisce il gregge senza toccarlo, aprii le opere del mio santo compatriota e ne decifrai l'aspro latino.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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