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      Come curatore di interessi oltramondani, non deve egli ridere delle nostre mondane miserie? Come autorità, riconosciuta sostenuta e protetta, non può egli sorridere e ridere dei clamori di piazza contenuti e fatti tacere dalla Benemerita Arma? E finalmente, in questa supposizione, dove si trova l'ingiuria, la diffamazione, l'animo malvagio che strazia l'onore altrui e lo mette alla berlina del pubblico disprezzo? Ah, no! Anch'io sono pubblico ufficiale e di qui, dalla quiete del mio ufficio, ho sentito passare sotto alle finestre dimostrazioni fragorose e anche pericolose: ma nella tranquillità della mia coscienza, nella serenità dell'animo mio, non me ne sono mai commosso e se qualcuno, se anche Monsignore, mi dicesse per le stampe che ne ho riso, creda che io non incomoderei il suo collega di qui con le querele; solo per questo, che non mi sentirei offeso nè nell'onore, nè nella reputazione.
     
     *

      * *
      Ed ora finalmente all'ultima terzina. In cauda venenum, a quanto pare.
      CominciaIo toso intanto e fo tosar dai frati
      Questo mio gregge mansueto e grasso.
     
      Spero che nel secondo verso non ci sia da dire. Se il gregge è mansueto e grasso, ciò non disonora, ma onora il Pastore. Ma c'è il primo verso, scrivendo il quale avevo in mente quei celebri del Giusti nell'"Incoronazione"
      Noi toseremo di seconda mano,
      Babbo, in tuo nome.
      Di quel Giusti che pure scriveva del suo Sovrano
      Il Toscano Morfeo vien lemme lemmeDi papaveri cinto e di lattuga,
      Ei che per smania d'eternarsi, asciuga


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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