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      Ma non me la cavai io! Non pensavo più nè a Vescovi nè a preti, quando i giornali cominciarono a sparger la voce della querela. In principio, dicendo con Tito Livio unde consilium abfuerit, culpam abesse e certo che l'opera mia non era delittuosa, alzai le spalle e dissi «sciocchezze!» Ma le sciocchezze furono così fatte che un bel giorno fui chiamato in Pretura per rispondere all'interrogatorio.
      Risposi che non rispondevo, riservandomi a farlo in udienza dove avrei soddisfatto personalmente alle richieste di Monsignore. Io non avevo preso accordi con nessuno, tanto è vero che risposi così per non danneggiare, non volendo, i coaccusati, dei quali ignoravo le risposte, le affermazioni o le negazioni.
      Allora, me assolutamente insciente, un mio carissimo amico fece qualche passo per vedere se ci fosse probabilità di risparmiarmi la seccatura di un processo. Ho voluto ricordare di nuovo questo episodio perchè ci furono degli imbecilli i quali, misurando l'animo degli altri dal loro, credettero e dissero che quei passi fossero fatti con scienza mia e forse per invito mio. Fortunatamente sono vivi i testimoni che possono dimostrare l'asinità di queste affermazioni e, fortunatamente per me, il buon Pastore fu sordo ad ogni cristiano consiglio, anche autorevole, su questo proposito. Dico fortunatamente, poichè un recesso da parte sua avrebbe, con maggiore aspetto di probabilità, fatto nascere il dubbio che io, per ottenerlo, avessi ritrattato o sconfessato qualche cosa.
      Saputo poi che la cosa era davanti al Giudice Istruttore, tanta era in me la fiducia che nel mio sonetto non si potesse trovar nulla di ingiurioso per Monsignor Cantagalli che scrissi, senza alcun consigliere, un opuscolo per farne la dimostrazione e lo pubblicai.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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