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      » Che se lo Stefano non gli garba troppo perchè pute di calvinista, contentiamoci allora del nostro recente Fanfani: «Bestemmia: parola o discorso ingiurioso alla Divinità» o ricorriamo ai canonisti che dicono la bestemmia enunciativa quando nega Iddio, e imprecativa quando lo ingiuria. Ora io chieggo, non più alla Ecc.ma Corte, ma allo stesso illustre Avvocato che mi indichi dove e come in quel sonetto si trovi una parola, una frase che neghi od ingiurii la Divinità, ossia un linguaggio blasfemo: e poichè non ce li potrà certo trovare, vorrà convenire con me che prima di affibbiare tali odiose qualifiche alle parole altrui, è almeno necessario sapere quel che significano e le altrui e le proprie. Dico odiose poichè a Roma, sotto il paterno dominio del Pontefice, fino al 1840 si esponevano i bestemmiatori sulla porta delle chiese colla lingua serrata dalla mordacchia e il 3 giugno 1828 il Card. Giustiniani, Vescovo d'Imola, decretava che se il bestemmiatore «fosse povero plebeo (per gli altri, pagando, c'era misericordia) la prima volta stia un giorno legato alla porta della Chiesa, la seconda frustato, la terza forata la lingua e posto in galera.» I tempi non sono lontani e sono appunto i tempi di cui si desidera, si cerca, si macchina la risurrezione specialmente in Faenza; e l'illustre Avvocato vede che liete conseguenze potrebbe avere per me quel suo epiteto blasfemo, applicatomi così leggermente e senza sapere quel che voglia dire.
      Ma l'errore che ho serbato per l'ultimo è il più grave; e tanto più grave in quanto l'illustre Avvocato se ne giova per concludere che ognuno è tratto necessariamente alle conclusioni Sue.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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